martedì 27 maggio 2014

Quinto giorno

                                              - DIARIO DI FRANCIS TH. CHESTERTON -

Farnborough, 27 Maggio 17..

Infine eccomi, partito dopo innumerevoli ritardi! 
Accompagnato dal solo Henry ho salutato tutti tra urla e strepiti di alcuni e pianti e canti di altri questa mattina presto. Non ho intenzione di dilungarmi troppo che gli addii sono sempre dolorosi ed è mia prassi, per evitare di far parlare troppo il mio cuore, di mettermi in cammino senza mai voltare lo sguardo. 
Passato il bosco di Sloven Copse mi sono però lasciato andare ad un sommesso pianto ed ho sfogato tutta l'emozione che avevo in corpo e che avevo saputo così bene nascondere dietro ad una spudorata sfacciataggine assolutamente innaturale. Henry non si è accorto di nulla visto che procedeva tranquillo ed incurante di me e badava a che, dal piccolo carro con tutti i bagagli preparato da Samuel, nulla cadesse.
Prima di traversare il ponte sul Tamigi che ci avrebbe portati alla stazione di posta di St. Helen Street, dove avremmo trovato la piccola carrozza e tutto il necessario, sono tornato con la mente alla giornata di ieri, soprattutto la sera, alla lettura delle Vite dei Cesari di Svetonio, alle discussioni con Henry a proposito dell'anfiteatro di Fidene ma soprattutto ad Annie.
Ora, prassi vuole che un gentiluomo non riveli troppo di ciò che gli fa sussultare il petto ma ho un bisogno irrefrenabile di confidare, se non agli altri, almeno a me stesso quel che vado provando.
Il Signor Prescott aveva predisposto tutto il necessario con la carrozza  a due tiri, la più rigida in commercio, che si confà ad un giovanotto in salute che non teme le asperità delle nostre vecchie strade. Mio padre aveva già pensato a saldare il necessario e mi sono quindi limitato a rendere omaggio alla Signora Prescott che mi ha fatto la gentilezza di mettere a disposizione mia e di Henry un porridge che, temo, rimpiangerò.
Siamo partiti in due quindi, con mio fratello alle redini in direzione Farnborough da dove ora, stanco, mi trovo a scrivere. 
La locanda che ci accoglie è di povera gente dello Hampshire che il buon Dio ha privato dei figli maggiori impegnati a combattere per somma gloria del nostro gran Re Giorgio. Continuano a chiedersi se gioiranno nel rivedere i loro ragazzi tornare sani e salvi a casa e quale beneficio trarranno loro e l'Inghilterra intera per un conflitto oltremare che non comprendono.

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