giovedì 29 maggio 2014

Settimo giorno

                                          - DIARIO DI FRANCIS TH. CHESTERTON -

..., 29 Maggio 17..

Oggi è accaduto un fatto nuovo, curioso e spaventoso. Cerco di impormi la calma anche se non nego che la mano stia tremando. Siamo rimasti in paese, colti da un temporale improvviso e di notevole intensità che non ci ha permesso di muoverci. 

Contrariamente a quanto accade durante questa stagione, la pioggia ha continuato, incessante, per tutta la giornata. Solo ora, guardando dalla finestra, mi accorgo che tutto è terminato.
Devo mettere per iscritto quello che mi è capitato e di cui sono stato testimone forse più davanti al diavolo che non a Dio stesso. La giornata, come detto, si è svolta all'interno della casa che ci ospita. Poche cose, mobilia di terz'ordine, tende sdrucite, un piccolo camino ed un tetto in paglia.
Mi siedo, mi alzo, scrivo lettere, mi risiedo e leggo per quasi tutto il pomeriggio poi, verso sera ci mettiamo seduti a parlare col nostro ospite rientrato dai suoi affanni quotidiani. 
Giocherellavo da un po' di tempo con il Federigo d'oro che conservo come reliquia e amuleto facendolo roteare tra le dita. Il mio Federigo, quello con l'aquila sul verso che ha un'ala spiegata e l'altra raccolta al corpo e che non fa capire se sta per spiccare il volo o se si dibatte per liberarsi dalle bandiere e dal tamburo di guerra che giacciono tra i suoi artigli. Beviamo, moderatamente, del pessimo brandy. Ascolto distaccato Henry e il mio interlocutore e comincio a fissare la moneta accorgendomi, con sorpresa sempre crescente che, i suoi versi, qualunque giro facessi loro fare, erano sempre gli stessi. Due erano le aquile, due i loro becchi aperti, urlanti, il collo tirato.
Alzo lo sguardo e non faccio parola. Guardo prima l'ospite che parla ma che non ascolto e poi volgo lo sguardo su mio fratello. Ho paura, non dico nulla, nulla accenno. Un senso reale e tangibile di terrore nel dover riabbassare lo sguardo sulla mia moneta d'oro mi coglie. Non resisto e guardo quasi con un senso di liberazione notando il profilo del Re e tutto attorno la scritta "Fridericus Borussorum Rex". Tiro il fiato e sorrido tra me, estraneo a chi mi sta intorno e ragiono su quanto sciocchi si può essere e facilmente impressionabili per un'illusione, una variabile di pochi istanti che ti balza all'occhio. Ho roteato la moneta vedendone due versi identici per quale motivo? Forse il brandy mandato giù d'un fiato, mi rispondo, escludendo un movimento troppo rapido tra le dita della moneta. Troppo rapido no, mi ostino a ripetermi: una volta che mi sono accorto della stranezza, ho volto la moneta con calma per confermarmi che non ero uscito di senno. Rimiro rinfrancato l'immagine della testa di quel gran Re guerriero e mi rassicura. La sfioro con il pollice e passo, una ad una col polpastrello, le lettere del suo nome.
Ma è a questo punto che tutto quello che mi circonda mi crolla addosso, le mie certezze svaniscono, un delirio mi prende e mi paralizza: ruoto il Federigo e dietro la testa, un'altra testa mi si para davanti!
L'aquila è sparita, sostituita dalla bianca parrucca del Re di Prussia! Le parti si sono invertite lasciando giocare con la mia follia crescente prima il rapace imperiale e poi Federico stesso.
Mi sono chinato, incurante dei presenti, ho piegato la testa, portato lo sguardo obliquo a cercare particolari che potevano essermi sfuggiti per un'occhiata sommaria. Dio del cielo, no, non mi sbagliavo affatto! Una moneta e due immagini identiche...




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