martedì 21 febbraio 2012

Il duello


 Non aspettai a lungo. Il giorno dopo, mentre lavoravo a un'elegia e rosicchiavo la penna in attesa di una rima, Švabrin bussò sotto la mia finestra. Lasciai la penna, presi la spada e gli uscii incontro.
- Perchè rimandare? - mi disse Švabrin: - non ci sorvegliano. scendiamo al fiume. Là nessuno ci disturberà.
Ci avviammo in silenzio. Dopo essere scesi per un ripido sentiero, ci fermammo proprio al fiume e snudammo le spade. Švabrin era più esperto di me, ma io ero più forte e più ardito, e Monsieur Beaupré, che un tempo era stato soldato, mi aveva dato alcune lezioni di scherma, delle quali profittai. Švabrin non si aspettava di trovare in me un avversario così pericoloso. Per lungo tempo non potemmo farci alcun male; infine, essendomi accorto che Švabrin si andava indebolendo, cominciai ad assalirlo con vivacità e lo sospinsi quasi fin proprio al fiume. A un tratto sentii il mio nome pronunciato ad alta voce. Mi voltai a guardare, e vidi Savel'ič che scendeva di corsa verso di me per lo scosceso sentiero...In quello stesso momento sentii una forte puntura al petto un po' più in basso della spalla destra, caddi e perdetti i sensi.

(Aleksandr Puškin, La figlia del capitano, 1836)

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